NON SCORDIAMO KAROL WOJTYLA

 

Non scordiamo la sua stretta di mano con il dittatore e torturatore cileno Pinochet.

Non scordiamo la sua protezione del cardinale Laghi, distintosi per la costante benedizione offerta ai boia della dittatura argentina.

Non scordiamo la santificazione dei preti che in Spagna si schierarono, armi alla mano, con la dittatura del "cattolicissimo" Franco.

Non scordiamo la sua esaltazione del "soldato di Cristo" e del "Dio degli eserciti" durante le cerimonie militari.

Non scordiamo la sua condanna dell’omosessualità, dell’aborto, del suicidio, con cui ha voluto purgarci di ogni libertà individuale.

Non scordiamo la sua condanna dei metodi contraccettivi ribadita persino di fronte alla diffusione dell’AIDS, che solo in Africa ha provocato milioni di morti.

Non scordiamo la sua congiura permanente contro la vita, la rivolta, la gioia dei corpi e delle menti, né la sua difesa - contenuta nell’enciclica Evangelium Vitae, del 1995 - della pena di morte.

Non scordiamo, a fianco dei vuoti appelli alla pace, i suoi silenzi sui genocidi, sulla produzione di armi, né il suo appoggio ai bombardamenti in Kosovo.

Non scordiamo, a fianco dei suoi vuoti appelli per chi soffre in carcere, le disposizioni affinché alla sua morte non venisse concessa alcuna amnistia per i detenuti.

Non scordiamo che è stato per ventisette anni il capo di una struttura militare e maschilista in cui la donna non esiste, di una monarchia assoluta in cui l’autorità "deriva da Dio", di una gigantesca piovra finaziaria che fa della "difesa dei poveri" un profanissimo mercimonio, di un’organizzazione, infine, tra le più feroci e sanguinarie che la storia ricordi.

Noi non scordiamo, e pensiamo che i primi a sentirsi offesi da tutta questa ipocrisia dovrebbero essere proprio coloro che vedono sfruttati i loro sentimenti religiosi per giustificare un’istituzione secolare di potere e di morte.

L’elogio di questo "profeta di pace", tessuto dall’estrema destra quanto dalla sinistra "comunista", è patetico e disgustoso.

Non ne mangiamo di quel pane. Nessuna lacrima per i consiglieri dei tiranni e gli offuscatori d’ogni coscienza.

IL PAPA È MORTO. VIVA LA LIBERTÀ!

alcuni amici di fra’ Dolcino

[5 aprile 2005]